|
“Al Confino”, via prov.le Cervese 1817 – 47020 – Pontecucco, Cesena (FC).Spazio liberato, occupato, autogestito, casa ottenuta attraverso la lotta e la passione, fulcro di attività ed iniziative sociali non mercificate, teatro di scambi interpersonali, idee di libertà, controcultura ed informazione fuori dai canali tradizionali, catalizzatore di energie di dissenso e movimenti antagonisti.
Un luogo che un pugno di persone sono riuscite a costruire attraverso anni di sperimentazione quotidiana di modelli di vita umanamente e qualitativamente superiori rispetto a quelli imposti al di fuori, tra le grigie mura di cemento di una città di avidi cercatori d’oro incapaci di scrutare al di là del proprio portafoglio.
Uno spazio anarchico considerato da subito pericoloso, scomodo in una realtà così provinciale; minaccioso agli occhi di chi vuole garantire alla popolazione la pace sociale ed il mantenimento dello status quo, nascondendo agilmente le miserie e le ingiustizie di cui si rende partecipe.Alla fine di maggio 2002, dopo quasi due anni e mezzo di vita del nuovo collettivo di gestione del Confino, ormai lontano da contratti, affitti simbolici, compromessi con la controparte comunale, arriva un ultimatum di sgombero, non il primo, ma senza dubbio il più deciso ed intransigente. Gli occupanti si organizzano tempestivamente, cercano solidarietà in tutta Italia e non solo, preparano un massiccio contrattacco. In tutta risposta alle provocazioni comunali, sabato 8 giugno, alle 17 circa, un numero imprecisato di persone, intorno alle 300, si presenta nel centro cittadino sfilando in un corteo non autorizzato, ironico quanto irrequieto, a rivendicare lo spazio messo al bando; la situazione è tesa, quattro volanti girano in tondo limitandosi a guardare i manifestanti che creano scompiglio trasformando un tranquillo pomeriggio di shopping in attimi di conflitto aperto. Cinque gli arresti, ma alle 20 quando un gruppo di una cinquantina di persone si presenta davanti alla questura per un presidio si apprende che i ragazzi sono già stati liberati.
Grazie agli eventi susseguitisi il Confino rimane, più di due anni sono passati da quel giorno, e noi siamo ancora qua, ormai al termine del quinto anno di occupazione, a far sentire la nostra voce. Nonostante molte cose siano accadute da allora e tanto sia cambiato, ricordiamo oggi quell’episodio emblematico, che ci insegna ancora una volta che all’autorità si può rispondere attivamente, che il potere è fatto di uomini in carne ed ossa ai quali possiamo opporre tutta la nostra aggressività e determinazione per ottenere i risultati che desideriamo, non accettando e difendendo giorno per giorno le nostre vite dalle minacce di dominio.
|