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Sono convinto che nella vita non esistano i sensi unici e che i soli binari su cui la nostra esistenza a volte sembra essere destinata a scorrere siano quelli che noi stessi ci imponiamo di vedere. L'educazione impartitaci dai nostri genitori, le nozioni, gli schemi logici di ragionamento appresi a scuola e tutto quanto concorre alla nostra formazione individuale (regole di convivenza civile, mass-media, ecc.) tendono, infatti, a ridurre progressivamente in noi la percezione delle potenzialmente infinite possibilità di scelta che ci appartengono. I risultati di questa graduale chiusura mentale sono l'ambito status di "persona matura e responsabile", ed il conseguimento di quel "profondo e radicato senso del dovere" che ci rende persone "degne di fiducia". Peccato, però, che sia proprio questo stesso senso del dovere a trasformarci da esseri pensanti a meri schiavi della consuetudine e del compromesso, destinati ad una non-vita di felicità preconfezionate e bisogni indotti da supermercato; tra un lavoro che mortifica l'intelligenza e una vita familiare grondante ipocrisia. Ecco, allora, qualcosa di concreto e raggiungibile contro cui lottare: noi stessi. Distruggendo le gabbie mentali che ci sono state imposte, riappropriandoci dei nostri sogni, delle nostre utopie, della nostra libertà di scelta. Ricominciando a pensare. Antagonismo di costruzione.
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