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RABBIA TRAFIGGE IMMOBILE RESA
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…che dire…non credo tu debba scusarti…a volte capita che l'istinto defocalizzi i sensi
che poi la vita - a suo modo - sembra poter riequilibrare come entropia dell'esistenza.
Non ti porto rancore, sebbene i tuoi rapidi passaggi abbiano lasciato giusto la parvenza di qualche sparso cumulo di parole, come del resto non poteva che essere…
La forma, non la sostanza …è la forma che spesso genera disagio, o forse i modi attraverso cui ci poniamo nel filtrare/assimilare/bruciare…ecco le tue microesperienze!
Cerco di vivere il passato come qualcosa che non mi impone nessuna remore
…solo ciò che è "disatteso" tende a generare una piacevole incertezza.
Tutto qua
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…d'accordo con te! E' nell'approccio al quotidiano. Nella possibilità (o volontà) di acquisirlo. Nel muoverlo a scelta precisa per definirne posizione di confronto. La chiami coerenza ideologica. Linea di condotta. Strumento. Metodo per un'analisi trasversale. …mentre continuo a tradurne passione, rabbia, consapevolezza. E in un abbraccio c'è politica. In una cena c'è politica. Nell'incontrarci c'è politica.
Così facendo agevoliamo il distacco che ci vogliono imporre. Il contesto sociale. I suoi limiti. Il frammentato. Respiriamo diffidenza reciproca, dubbi e paure. La specificità che perde insieme. Esala. Nella difficoltà di porsi, perché dovuto.
Ancora bandiere. Ancora proclami. Quasi fosse richiamo d'apparato.
Ogni possibile inibizione, ogni vincolo indotto, ogni computo già dentro…muove al resto, al bagaglio della forma ereditata/accumulata/scomposta/ricomposta. E torna.
A cicli. Perdendo di vista l'obiettivo…la pratica. Come a ripetersi in ciò che manca.
Come a giustificarne falla e disequilibrio, precarietà e menzogna.
…dovrei sputarti un po' di vita addosso o - perlomeno - richiamartene il sapore, le sfumature, i suoni …e tutto ciò di cui spesso senti anche un bisogno fisico, reale…
…ma come sempre, sei ancora tu che ne dispensi!
Mi chiedi come gira, vecchio? Com'è che passa da ste parti?…e degli altri, e dei concerti, e di che minchia bolle qua…
…ma…è che… provo a chiudere gli occhi, ma non passa…ancora proprio non passa…
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…novità? Ma…qua tutto ammorba, carica il respiro …e dunque niente.
…ah! beh! quasi dimenticavo, vecchio. Ridere, fanno ridere! Puntuali. Anche stavolta. L' hanno presa un po' alla larga però. E' da settembre che contrattano, favoleggiano, alzano il tiro…è da settembre, o anche prima, che provano ad avvicinarsi…corteggiano o minacciano (dipende dai punti di vista)…e non hanno ancora compreso che ogni barriera, ogni muro, ogni passo all'indietro fatto in questi anni è dipeso - e dipende - unicamente da loro.
Ci siamo incontrati al Picchio Rosso. Avresti dovuto esserci. La non delegazione incontra la non delegazione. Il niente. E al solito…leggi, numeri, carte, assessori, firme, programmi. E al solito… responsabilità oggettive, logiche di partito, "l'appoggio concreto per una volontà di mantenimento ideologico, non soltanto strutturale".
Il linguaggio della loro politica…di ogni incapacità di scelta…di ogni inibizione frustrante… di ogni vincolo socioeconomico consacrato per modelli…
…il loro compromesso.
Sai che ti dico? che comincia a far fresco, vecchio…e che credo sia ormai tempo di calende.
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Ledere, a conferma delle prescrizioni. Profilo d'inchiesta: nome/foto.
Riconosciuto. Questo è quanto. Riconosciuto.
Costruire ciò che attorno stride col reale. E' la prassi.
Non importa come. Non importa in quanto tempo. Non per prova.
Stantio, opaco, flebile…eccoci, immobili
…mentre sfumano i contorni di quest'istante…
e fatichiamo ad incrociare gli sguardi…ed ogni approccio pare quello più difficile
…non certo quello risolutore, ultimo. Vivo il contrasto alla base dello stomaco.
Manca un tentativo. Sono convinto che è così per ognuno di noi. Stiamo bruciando.
Oggi è stato il giorno dei santi e degli eroi. Le soluzioni. L'apparente incontaminato.
E' strano avvertire come a qualcuno possa sembrare (ancora) un arbitrio, una volontà da sé…ma non ti nego che anch'io, per primo, sento una fisica necessità di non contenerne neppure la minima parte.
Ci sono differenti motivazioni personali, e c'è un immenso presupposto. Viviamo dubbi reciproci, e non è semplice venirne a capo…forse stiamo solo affondandovi senza rendercene conto.
Tutte ste voci creano un'interferenza di fondo che…che non so davvero più con chi e con cosa…mentre sti giorni passano e facciamo la conta…
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A distanza. Ridono i sassi delle città. Bianche pareti tacciono. In ciò che sfiora lungo freddi corridoi…come già fosse, a luce fioca. E una vecchia coperta poggia su statiche forme. Stanza. Quarantacinque. E' forse muovere ciò che non vibra. O un tentativo. Del resto, non so come avrei fatto senza…
Non c'è respiro al di la della porta. Non c'è attesa che spegne o rincorsa a perdere. D'effimero tutto. Note di un vecchio adagio. Dal palazzo di fronte. Mentre torno, già ai primi freddi. Fragile concepito. Quasi a sentire…quasi a sentirti. Passaggio.
Tavolo. Tazza e forchetta. Piatti sporchi sul comodino. Spinge a rabbia contro muro. Terzo piano. Plastica ruggine. Nome. Odore di mensa. Oggi cento volte. In attesa. Mentre ogni istante trasforma immutabile. Soffoca, assimila complicazione. Rapido niente che ci aggroviglia. Contrae lento…contrae. E non c'è respiro al di là della porta. Come in quel gesto di congedo. Dentro. Dentro al silenzio che ci raccoglie. Ancora.
Ottobre, 13.
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Infatti. E' proprio questo il punto. Attualizzare non significa perderne la traccia.
Ma neppure continuare ad applicare questa mera teoria del nulla generalizzato.
A me poi…non cambia granché. Credo nel contesto e nell'anticipo… o siamo sempre punto e a capo. Prendi il modello sociale in cui ci ovattano: è una società/rifiuto.
Tutto è predefinito. Tutto viene ricondotto a categorie di integrazione/emarginazione, connessione/disconnessione, dentro/fuori. La logica di un sistema che definisce flussi e dinamiche di controllo in relazione a pressioni socio-economiche che prescindano dall'individuo e dalle sue necessità primarie.
Ed ogni categoria, a sua volta, risulta legata ad un proprio modello di riferimento e alla possibilità di rintracciarvi una parte che risulti scoria, componente di scarico. Politiche di accesso, politiche di limitazione. Politiche di accoglienza, politiche di espulsione.
Nuove tratte di morte. Nuovi lager istituzionalizzati. Abusi. Speculazioni.
Politiche di compiacenza e servilismo d'apparato. Nuove forme di detenzione. Criminalizzazione del dissenso. L'evidenza mistificata. CPT.
Il sistema continua a produrre ogni categoria di rischio dalla quale si vuole difendere, affinché l'eccesso di difesa si trasformi a sua volta in un rischio. Quanto più alto è questo rischio, tanto maggiore viene ad essere la "necessità di protezione".
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Ciao vecchio, com'è allora?
Sembra che qualcosa di buono stia muovendo…ci spero proprio.
Le notizie arrivano sempre frammentate, sporadiche e non sai mai…non sai mai.
Oggi tira così. E' uno di quei giorni a metà in cui tutto resta a metà. Poi passa.
A proposito! E' uscito il nuovo libro di Clementi, ieri. Senti qua…a te che dice?
-…finita la guerra, mentre i più grandi maestri giapponesi di karatè cercavano di riformare le fila dei loro discepoli tra i kamikaze sopravvissuti, Matsutatsu Oyama si ritirava nei boschi. Per otto anni non fece altro che cambiare la posizione del proprio corpo all'inizio di ogni stagione. Terminato l'ultimo anno si parò di fronte a un faggio e lo abbatté con un colpo solo -
Un abbraccio.
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…eccome! ma dovrei forse stupirmi o continuare a constatarlo? O cosa, dimmi? E quale lingua stiamo parlando adesso? E allora…che c'è veramente?…c'è che viviamo in tempi di guerra…in tempi in cui tutto diventa opportunità, atto d'accusa, mediazione di contesto, minaccia, movente politico. C'è che ogni eroico dovuto dissolve nell'analisi statica delle divergenze di dettaglio, trascinando dissapori ereditati e bandiere. C'è che la ferita pare ancora aperta ma - come spesso accade - assimilata al tacito consenso. C'è che attraverso proclami a sensazione, moniti, allarmismi, congiure e macchinazioni mediatiche viene alimentata una situazione di disagio e di concreta precarietà, finalizzata a destabilizzare i processi di autoconsapevolezza politica per l'acquisizione cosciente del quotidiano, ed a flettere ogni resistenza di scelta che non riconosca il compromesso storico…
Un affare di Stato.
E allora…c'è che non c'è soluzione, perché così conviene. C'è che ogni giorno ammorba l'enfasi, la spinta. C'è che guardandoci negli occhi, con gli indici puntati al cuore. C'è che ogni gesto, ogni parola, ogni labile dovuto mi allontana da compressi emotivi…o che forse sono solo un po' stanco…
C'è che anche furtivamente, per un istante o per un attimo soltanto…
C'è che Nei tuoi occhi, La gioia!
In attesa di riabbracciarti.
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Vedi? C'è una sottile differenza. L'anello meno visibile.
Sopravvivere, da un lato. E boccheggiare al pelo d'acqua.
A volte credo sia solo consapevolezza. Amara, acquisita, indotta. Consapevolezza.
Oppure ciò che questa ha reso comodo silente nel quotidiano porsi ad altro.
Credimi. Non è stato facile, ma siamo ancora qua.
E in un attimo ci siamo ripresi quel tempo in cui abbiamo provato a guardarci negli occhi…
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Finalmente! Scusa vecchio, ma leggo solo ora. Che piacere! Come del resto non poteva che andare. Mi spiace solo non riuscire ad abbracciarti di persona. Ma sia.
E comunque…brindiamo alle loro facce di culo (anzi, alle nostre).
Qua? Abbastanza bene, dai…niente di che. Oggi è un po' più leggero e forse i miei slanci durano quanto la loro quiete…ma concedimi sto fuoco. Finito il carnevale, finite le maschere. Il tempo sta facendo la sua, come sempre. E noi…dietro.
Che aggiungere?…non un passo indietro.
Tu piuttosto…e adesso, che farai? Sempre buona l'idea di andare in Spagna?
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