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INSURREZIONE (CONTRASTO / AFFLUENTE - 2008 - 7")


DOVE STIAMO SBAGLIANDO
Dove stiamo sbagliando. Mancano risposte. Ed è in questo, forse, che continuiamo a mancare. Noi. Nel disatteso che programma a ritmi blandi, quasi obsoleti. Come a voler recuperare oboli ed ingranaggi consumati… caste affini già risolte su vacui tentativi (il tempo dei bastoni). Come a voler riordinare flebili movenze, ritagli uno in coda all’altro e sterili apatie di forma…e sterili apatie di forma. Già. Ombre che allungano gli spazi. I tempi dell’azione. Dove stiamo sbagliando. Mancano risposte. E nei sistemi disarticolati dal complesso e dall’artificio, noi. Ancora a perderci sulla metodica dei contenuti. Sullo strumento. Teoria del dissenso. Laboratorio dell’individuo. E attorno? Frammenti. Avanzi. E tutto il resto, così come rimargina. … mentre dissemina precetti e volge a pratica costante, una finestra mercifica se stessa a critica dell’esistente …dimenticando ciò che sa d’istinto, gioia, rabbia, unghie. Che sia finalmente questo tempo…il tempo che ci siamo presi?
NESSUNA RIFORMA
Ascolta. Fine pena mai. Oggi i ricordi sono un plotone sgangherato. Oggi i ricordi sembrano ieri. Sono ieri. Così. Mentre scandisce a vuoto anche sta pioggia sorda. Tempo scaduto. Tempo non tempo. Mai. Un po’ come se fosse ancora. Morte proietta nell’adagio di un lento masticarsi. E il vuoto stringe ancora. E il vuoto si fa dentro. Il passato ricompone la sua trama. Annoda il cappio. Ed il corpo annienta spazi inanimati, sbarre a perdersi. Per mesi ho preso solo appunti. Vorrei dimenticare. Pareti. Sempre le stesse. Costringo le mani a ripetere gesti. È nel silenzio, in ciò che nega e fugge. Lacera sentenza a manifesto, perpetua ideologia. Nessuna riforma. Solo macerie. Solo macerie? Nel corridoio illuminato da una lampadina nuda. Un altro me sospeso. Fogli di carta sparsi dappertutto. La memoria – dice - è un ingranaggio collettivo. Niente di sostanziale. Non il mio nome. Dormire…morire, forse. Ti dedico la fine della storia.
SCELTA POLITICA
Tutto qui? E’ solo questo, dunque? I giorni muovono stanchi. Ed è così che vanno, adesso. I giorni hanno le braccia consumate e sanno di entusiasmi inariditi. Oggi è specchio d’affinità disgiunte ideologia sepolta lungo i bordi …e dogmi sacri, e militate forme... Resta soltanto il quotidiano. E noi…dentro una foto color seppia, (in posa) tra goffe radici e rami che s’intrecciano agli sguardi muti. Era il sole, era d’aprile.
TUTTO GRIGIO
Ho qualcosa di chiuso, stanotte. Quale sia il senso non ha più importanza. Mi perdo (forse) nella paura di ammetterlo. E lascio scorrere i giorni, i vostri piccoli gesti, gli slanci. Avete costruito sacrari del niente, avete eretto templi ed altari da cui ora m’impedite di scendere. Avete risposte che non riconosco. Tutto ci separa, tutto ci accomuna. Senza un rimprovero, senza un addio. Senza portarmi via nulla. Diventa il marmo delle scale diventa ogni parete stinta diventa pietra sotto questi passi diventa incerto senza braccia diventa vuoto per non trattenermi diventa tutto grigio. Oggi pérdono forme assodate… e qualcosa che mi permetta di ricordare, al buio, le linee della tua bocca. Sono passati mesi. “Mio caro…” è così che inizierai la lettera?
INSURREZIONE (CONTRASTO / AFFLUENTE - 2008 - 7
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